Presentazione

 

 

Partendo dall’interrogativo se il modello di sviluppo dominante non presenti oggi limiti piuttosto evidenti, dopo quindici anni dal crollo del socialismo reale e di fronte alla crisi ricorrente del liberismo esasperato, si avverte la necessità di elaborare nuovi orizzonti interpretativi.

Di tale “crisi di evidenza” sono indicatori inquietanti la crisi ecologica, la caduta di qualità delle relazioni sociali (a profitto di un regime diffuso di competitività e antagonismo), le sfide della bioetica, l’acutizzarsi del gap Nord Sud, che diviene sempre più un vincolo, umano, politico ed economico anche per le strategie di sviluppo delle società più ricche. Il “sogno liberista” sembra mal sicuro di sé nel momento in cui pare dominare la scena. Sembra emergere la domanda di una nuova qualità dello sviluppo, segnata da valori e progetti di vita più vivibili.

Il paradigma di “razionalità ristretta”, fondata sull’antropologia dell’individuo e della massa sembra incapace, con la sua etica e i suoi strumenti concettuali, di dominare le conseguenze della sua stessa espansione.

L’angoscia per il futuro, in un mondo sempre più interdipendente e “comune”, dilaniato dal terrorismo internazionale ma anche pervaso da una crescente domanda di diritti umani, sembra caratterizzare questa fase della nostra cultura alla ricerca di uno sviluppo non più centrato sull’avere e sulla gestione dei conflitti, ma sulla promozione di una qualità più umana di tutti e ciascuno e per uno sviluppo storicamente sostenibile del comune futuro.

Come dunque pensare questa fase, quali strategie favorire perché lo sviluppo sia effettivamente a misura della comune umanità nel pianeta?

All’inizio del nuovo millennio, si impone, dunque, la riformulazione dei contenuti essenziali di un’etica della convivenza sociale e politica che consenta di superare gli antichi e nuovi opposti paradigmi.

Si è pensato che il bilancio aperto e multiculturale del pensiero di Emmanuel Mounier nel centenario della sua nascita potesse offrire un valido apporto nell’elaborazione di un nuovo umanesimo integrale, sociale, aperto alla Trascendenza.

A tal fine, il convegno “Persona e umanesimo relazionale: Eredità e sfide di E. Mounier” (Roma, 12-14 gennaio 2005) è stato progettato secondo più sessioni:

 

·        la rivisitazione della vita e dell’itinerario di pensiero di Mounier che mette in evidenza l’affermarsi delle categorie di persona, comunità e dialogo;

 

·        il confronto tra le diverse aree linguistiche, ciascuna con i suoi limiti e le sue risorse, che apre al confronto tra diverse prospettive e orientamenti, per sottolineare i parallelismi, le distinzioni, le peculiarità di ciascun paese in ordine al contributo offerto all’elaborazione di categorie filosofiche utili all’approfondimento del tema;

 

·        l’evidenziazione  delle prospettive da perseguire. Lo scambio culturale da modo di individuare le modalità per consentire una più incisiva formulazione del problema della persona, colto nelle implicazioni e nelle valenze sopra accennate.

 

Il versante degli interventi è stato prospettato duplice: da un lato muoversi nell’ambito dell’antropologia filosofica propriamente detta; dall’altro, tenendo conto delle implicazioni di questo primo aspetto, utilizzare un approccio etico-politico, nel tentativo di prefigurare possibili percorsi di una convivenza che non segua logiche massificanti o puramente formali ma rivaluti invece il momento relazionale comunitario e il rapporto tra regole e valori nelle democrazie.

Il confronto perciò è stato aperto ai risultati della ricerca etica, bioetica, pedagogica, massmediale, dei percorsi dei women’s studies e di quelli teologici interpellati al fine di un’esplorazione completa delle risorse ancora inesplorate del personalismo comunitario.

 

Il metodo scelto non poteva che essere inevitabilmente interdisciplinare, in modo da valorizzare le diverse competenze indispensabili per la ricerca. Si è inteso interpellare gli esperti più accreditati, per consentire a ciascuno di confrontare i risultati delle ricerche nel proprio settore con l’ispirazione personalista, tenendo conto delle attuali contingenze storiche.

 

Il convegno è stato distribuito in tre giornate.

La prima giornata comprende l’inaugurazione, l’introduzione tematica, per impostare il convegno a partire dall’eredità storica del II millennio, la prolusione.

La seconda giornata, invece, si incentra sulla figura di Emmanuel Mounier e sul personalismo del novecento, con interventi plurimi che ne rileggono il contributo, ne contestualizzano la portata in relazione alle mutazioni antropologiche, culturali e sociali delle società industrializzate nella loro evoluzione verso forme e valori del post-industrialismo.

La terza giornata, si dedica all’analisi delle prospettive che si aprono per le società nel XXI secolo, nel momento in cui la ricerca antropologica di nuovi stili di vita, di nuove gerarchie di valori e di nuovi assetti di reciprocità personali e sociali, si confronta con i processi reali dei sistemi ed interagisce sulle sue dinamiche.

 

E’ bene qui richiamare gli obiettivi preminenti del Convegno:

 

a)      elaborare nuove categorie interpretative dello sviluppo per il XXI secolo;

 

b)      declinare la radicata impostazione personalista dell’Università Pontificia Salesiana, della Facoltà “Auxilium” e della rivista Prospettiva Persona, così come la prospettiva personalistica del Centro Culturale “S. Louis de France” e dell’Association Amis de Emmanuel Mounier nel confronto con gli sviluppi del pensiero contemporaneo;

 

c)      radunare a Roma, presso la sede dell’Università Salesiana, le famiglie personaliste europee, con rappresentanze extraeuropee della rete personalista internazionale;

 

d)      favorire la collaborazione interna tra Università salesiane nel loro circuito internazionale e maschile/femminile, nonché promuovere la cooperazione con i circuiti universitari statali di rilievo europeo e mondiale.