COORDINAMENTO
ASSOCIAZIONI CASERTANE
Co.As.Ca.
Comitato per la Democrazia Partecipativa,
tra trasparenza ed innovazione amministrativa,
da Pericle ad Amartya Sen”
Co.De.Par
Al sig. Sindaco di Caserta
Ing. Petteruti Nicodemo
e p.c. Al Presidente del Consiglio Comunale
Sig. Esposito Biagio
Al Presidente della Prima Commissione
Avv, Di Palo Arturo
All’Assessore alla Trasparenza ed alla Partecipazione
Avv. Greco Ubaldo
All’Assessore alla Partecipazione dei cittadini dell’UE
Dott. Gigliofiorito Arturo
Al Difensore Civico
Avv. Russo Adolfo
LORO SEDI
Oggetto : E-democracy / e-government .
I sottoscritti Giordano Anna – presidente del Co.As.Ca -, Moretta Mena, Zitelli Rosanna e Mastrostefano Mario – rappresentanti del Co.De.Par.-
PREMESSO
che con delibera di Giunta Comunale n°. 34 dell’8 agosto 2006 Prot. n°.78541 la Sua Amministrazione , su proposta e presentazione dell’Assessore al Personale dott. Eduardo Oliva , ha istituito uno staff per il Sindaco costituito :
VISITATO
il sito www.comune.caserta.it ,
VALUTATO
che esso risulta del tutto carente ed inefficiente per trasparenza ed informazione , e che più specificamente nella materia contabile e finanziaria, quella più scottante per tutti, cittadini ed amministratori, è fermo al 2003 e che non contiene nemmeno gli atti deliberativi di questa Giunta ;
CONSIDERATO
- che durante la campagna elettorale la S.V. si è impegnata a realizzare trasparenza e partecipazione ;
- che , con la citata delibera, l’Amministrazione dispone del personale addetto alla comunicazione ;
- che viviamo in tempi di innovazione tecnologica e amministrativa ;
- che si approssima la scadenza per l’assestamento del bilancio di previsione ;
CONSAPEVOLI
che, data la situazione, una piena e completa trasparenza – necessaria per una adeguata partecipazione, può essere realizzata solo in tempi medi ma in fasi ben scadenzate ed articolate ,
CHIEDONO
alla luce delle ragioni e della prassi della e-democracy, che la Città di Bolzano ha già ampiamente sperimentato cosa che le ha consentito di essere valutata come la città più vivibile d’ Italia , che la S.V. si interessi a che nel citato sito internet siano al più presto inseriti i seguenti atti :
Se la S.V. riterrà opportuno avere ulteriori spiegazioni e motivazioni i sottoscritti saranno ben lieti di incontrarLa anche per discutere del “Question Time” riservato ai cittadini che abbiamo già proposto all’attenzione del Presidente del Consiglio Comunale e del Presidente della Prima Commissione in data 6 ottobre 2006 per un’eventuale consiliare.
Con osservanza
Anna Giordano ………………………………
Mena Moretta ………………………………
Rosanna Zitelli ………………………………
Mario Mastrostefano ………………………..
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2° AVVISO
CO.AS.CA
MENTRE IN CAMPANIA SI PENSA AD INCENIRIRE IN EUROPA L’ERA DEI TERMOVALORIZZATORI E’ FINITA
Non si dice ma si fa. In Campania la soluzione dell’emergenza rifiuti è stata di fatto affidata all’incenerimento dei rifiuti che, si dice, risolverà il problema e i cosiddetti termovalorizzatori produrranno energia. Questa posizione del Commissario di Governo, passati e presenti, è dimostrata dal fatto che gli altri impianti del ciclo dei rifiuti e la stessa raccolta differenziata segnano il passo. D’altra parte se vengono sottratti all’incenerimento plastica, vetro, metalli, stracci, carta, ecc. cosa si potrà mai introdurre nel forno e come si potrà garantire il rispetto delle norme in materia di emissioni? Mentre la regione Campania e non solo va per questa stretta strada in Europa i termovalorizzatori tendono ad essere esclusi fra le tecnologie per il trattamento dei rifiuti.
Danimarca, Olanda, Inghilterra, Svezia, dopo anni di sostegno all’incenerimento (quasi un credo), e un’attenta verifica sui suoi effetti, si è scelto di cambiare direzione. Ciò per una serie di ragioni.
· L’accresciuta sensibilità alla “questione “ ambientale e alla salvaguardia della salute delle popolazioni ha fatto da battistrada alle nuove posizioni.
· In secondo luogo, vi sono motivazioni di ordine economico. Si è costatato che l’incenerimento è un oggettivo ostacolo alla raccolta differenziata e al riciclaggio E’ noto, infatti, che con l’incenerimento si ha la distruzione di materiali, quali la carta e i residui vegetali e animali, che potrebbero essere, invece, riciclati o recuperati, ad esempio mediante compostaggio. Se si addiziona poi il valore residuo di tali materiali alle spese di incenerimento, il costo di questo smaltimento è risultato il più elevato in senso assoluto
· La raccolta differenziata, invece, è più conveniente non solo sotto il profilo ambientale ma anche da quello del bilancio energetico: il risparmio energetico dovuto alla raccolta differenziata è, infatti, maggiore dell’energia netta prodotta dall’incenerimento.
· Il rendimento degli inceneritori è scarso, per questo il generico incenerimento dei rifiuti non può considerarsi una forma di recupero, ma semplicemente una forma di smaltimento.
Sul piano della salvaguardia della salute, si è costatato che da uno studio in Germania che:
- “bruciando tutti i rifiuti di un milione di cittadini, si produce diossina quanto ne produce il traffico veicolare di sei milioni, ma mentre non si può fare a meno della mobilità, e cambiare le modalità di trasporto richiede tempo, l’incenerimento ha da subito delle alternative;
- al primo inceneritore cui sono state applicati rilevamento in continuo, sono stati riscontrati emissioni di diossine di oltre 80 volte superiori ai limiti, mentre prima ciò non era stato rilevato dalle analisi di routine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato in 280 picogrammi di diossina il quantitativo massimo assorbibile da una persona adulta: nelle migliori condizioni di esercizio dell’ultima generazione di impianti, un inceneritore che brucia il rifiuto di un milione di abitanti produce circa 90 milioni di dosi l’anno, che si vanno a sommare a quelle rimaste degli anni precedenti perché la diossina ha un tempo di dimezzamenti di cinque anni”. Senza volere criminalizzare l’imprenditoria privata, si pensi alle conseguenze sulla salute pubblica nell’affidare, come si è fatto in Campania, la gestione dei termovalorizzatori a dei privati che hanno come primo obiettivo l’utile economico da suddividere fra i soci. Mentre i paesi citati diminuiscono i contributi (in Inghilterra è meno della metà rispetto all’Italia, la Danimarca ha introdotto una tassa sull’incenerimento, mettendolo alla pari sostanzialmente alla discarica) e pensano di eliminarli, il governo italiano ha concesso, con i certificati verdi, notevoli contributi (circa € 40,00 per ogni tonnellata di rifiuto indifferenziato bruciato) all’incenerimento dei rifiuti con recupero energetico. Ciò in virtù di un “mezzuccio” che peraltro contrasta con le direttive europee che ammettono al massimo a tali contributi solo la parte biodegradabile. I rifiuti inceneriti sono considerati dai nostri governanti fonte energetica rinnovabile. Al pari dei contributi per la coltivazione del tabacco o del riso, questo contributo ha trasformato la modalità più costosa di smaltimento in quella più lucrosa, diventando concorrenziale alla stessa raccolta differenziata e, in generale, al riciclaggio dei rifiuti. In barba al buon senso, alle norme europee, a quelle italiane e ai principi fondamentali di sostenibilità ambientale. Solo l’Italia e con essa la Campania, vanno in controtendenza, pensando all’incenerimento come panacea alla gestione dei rifiuti e alla produzione di energia dove, verosimilmente, la questione numero uno non è lo smaltimento dei rifiuti né i problemi ad esso collegati.
Caserta, 17 novembre 2006
Giuseppe Messina - Comitato scientifico di Legambiente Campania