COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI CASERTANE
VERBALE
DELL’ASSEMBLEA
Coordinamento delle
Associazioni Casertane
Verbale dell’assemblea del 5 dicembre 2006.
Alle ore 18.00, presso la sede del Circolo Nazionale si è riunito il
Coordinamento con l’o.d.g.:
R.S.U. - relazionano Marcello Natale (Caserta Città Nostra), Mena Moretta
(Comitato civico in difesa dell’acqua, Franco Bernieri (U.I.L.D.M.); •
E-Democracy ed Ex Macrico - relaziona Mario Mastrostefano (Co.De.Par.); •
Circoscrizioni comunali: relaziona Clementina Ferraiolo (Movimento Civico
Circoscrizioni). Apre l’assemblea M. Natale il quale comunica che il convegno
sul tema rifiuti con la collaborazione della SUN di Caserta è rinviato a data da
destinarsi. Segue la relazione di M. Mastrostefano, in qualità di fondatore del
Comitato ex Macrico, con una premessa sulla storia del comitato e sulle
posizioni assunte da questo nei confronti della variante Boeri, che ne prevede
la lottizzazione ed edificazione, contrapponendo un proprio progetto di
conservazione del verde - allo stato attuale Caserta ha soltanto il 2% di verde
per abitante contro il 18 previsto dalle norme - e di sostenibilità ambientale.
Ricordando che il coordinamento ha da sempre sostenuto la tesi della
destinazione a verde pubblico, F2, l’assemblea accoglie la proposta di unire le
forze, Coordinamento e Comitato, affinché si addivenga ad una soluzione ottimale
per la città. Per il tema rifiuti, data l’importanza dell’argomento e della
necessità di maggiore spazio, l’assemblea e i relatori ritengono opportuno
stabilire un incontro ad hoc fissandolo per mercoledì 13 p.v. alle ore 17.00,
stessa sede. Nel contempo verrà inviato a tutti il testo del Protocollo d’intesa
Commissariato - Provincia e città di Caserta. Anche l’argomento circoscrizioni,
per la sua complessità e su richiesta della relatrice, viene rinviato alla
prossima assemblea che è fissata per il giorno 9 gennaio 2007, alle ore 17.30.
La presidente informa che per eventuali contributi l’ente Provincia, al fine di
completare l’Albo provinciale delle associazioni, richiede, entro fine mese,
l’elenco delle attività delle singole associazioni. L’assemblea è sciolta alle
ore 20.00.
--------------------------------------------------------------
COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI CASERTANE
Comunicato stampa del 7 dicembre
2006
Sull’emergenza rifiuti riunione straordinaria del Coordinamento delle
Associazioni Casertane
Stabilita una riunione straordinaria del Coordinamento delle Associazioni
Casertane per mercoledì 13 dicembre, alle ore 17,00, nella sede del Circolo
Nazionale di Caserta sulla grave questione dei rifiuti solidi urbani. Non è
stata sufficiente la riunione ordinaria di martedì 5 dicembre u.s.c. per
trattare tutti gli argomenti all’ordine
del giorno, ciascuno di particolare importanza. Gli interventi dei relatori
coordinati sugli argomenti all’ordine
del giorno e il dibattito ampio che ne è scaturito hanno fatto registrare l’ora
inoltrata, per cui tutta l’assemblea,
nella consapevolezza della necessità di procedere ad un sereno esame del
problema rifiuti e ad una posizione propositiva e soprattutto che faccia
chiarezza, ha chiesto all’ufficio
di presidenza di aggiornarsi ad una successiva riunione, che è stata appunto
fissata per il prossimo 13 dicembre. La base della discussione sarà il
protocollo d’intesa
stipulato in materia in data 11.11.2006 tra il Commissariato, la Provincia e il
Comune di Caserta sull’emergenza
rifiuti nella Regione Campania, il cui testo è stato diramato dalla segreteria
del Coordinamento a tutti i gruppi coordinati via e-mail. Nell’occasione il
Coordinamento esprime tutta la sua soddisfazione per la deliberazione finalmente
adottata e approvata dal Consiglio Comunale nella seduta del 6 dicembre c.a. per
la pedonalizzazione di viale Douhet con il NO all’interramento sotto la Reggia,
che ritiene una decisione di alto spessore civico.
La presidente Anna
Giordano
------------------------------------------------------------------
COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI CASERTANE
"Il modello
Brescia"
giovedì 10 agosto 2006
ASM - BRESCIA LA PALMA
D'ORO DELL'INCENERITORE PIU’
GRANDE D'EUROPA
NOTE SUL DOCUMENTO
Il dottor Celestino Panizza è stato uno dei medici di riferimento nella inchiesta che "la Repubblica" ha condotto con l'aiuto di Marino Ruzzenenti sui veleni di Brescia: PCB (diossine), fra gli altri, presenti nel suolo da 553 a 6000 volte la dose considerata "tollerabile" di 0,001 milligrammi per Kg di terra (2000 volte più di Seveso!!!!!!!).
Consultare a questo proposito, gli articoli pubblicati da "la Repubblica" a partire del 13 agosto 2001 con cadenza pressochè giornaliera per circa un mese e vari aggiornamenti sull'inquinamento del latte e del territorio per mesi a seguire.
Anche Giovanni Valentini che
il 24 ottobre 04 magnifica "La formula rifiuti di Brescia: piu' energia, niente
inquinanti", stravolgendo i fatti e rubando in questo caso la verità ai
lettori, scriveva invece, il 14 agosto 2001 di "La salute violentata", trattando
degli inganni di "certo modello di sviluppo che antepone il mercato e quindi il
profitto a qualsiasi altra esigenza"
Evidentemente la lobby inceneritorista ha fatto cadere in pochi anni quelle
evidentemente effimere convinzioni.
Il documento che segue è stato inviato a "la Repubblica" con richiesta di pubblicazione a titolo di replica che compensasse l'informazione faziosa di Valentini, ma, come quasi scontato, è stato ignorato.
Tutto questo preambolo per dire che il documento che si allega in sintesi è incontestabile anche per l'affidabilità , competenza e conoscenza del territorio, comprovata, della persona che ne è autore.
I dati usati sono quelli
ufficiali di: Ufficio Ecologia Comune di Monza, Assessorato Ambiente Comune di
Brescia, ASM, APAT, e Istituto M. Negri.
Sintesi dell'intervento di Celestino Panizza "Cittadini per il Riciclaggio
Brescia"
ASM - BRESCIA LA PALMA D'ORO DELL'INCENERITORE PIU’
GRANDE D'EUROPA
Agli inizi degli anni Novanta, nasceva l'idea di un inceneritore a Brescia come
Sistema integrato detto anche del "doppio binario" per la gestione dei rifiuti
solidi urbani che poneva i seguenti obiettivi in ordine di priorità : "Ridurre
la produzione di rifiuti e dove ciò non sia possibile, separarli, riciclarli,
recuperare il contenuto energetico e alla fine smaltire correttamente i
residui".
I rifiuti da smaltire in Provincia erano circa 500.000 ton/anno, la metà
dovevano essere riciclati mentre il resto sarebbe andato all'inceneritore. Per
questo venne stretto un "Patto Ambientalista" tra Asm, Comune e tutti i
cittadini, compresi alcuni ambientalisti.
Il "Patto" e le delibere che
autorizzarono l'impianto stabilivano un limite massimo annuo di 266.000 ton di
rifiuti da bruciare nelle due linee di combustione.
Oggi, invece, l'inceneritore brucia quasi 500.000 ton/anno di rifiuti e sta per
essere avviata la terza linea, ancora più grande, in aggiunta alle due esistenti
così che all'interno dei quartieri periferici di Brescia vi è un mostro che
brucia 750.000 tonnellate di rifiuti urbani e speciali!
La produzione passerà dalle
478.403 ton del 1994 alle 670.494 del 2002, conquistando il record negativo a
livello nazionale per la produzione dei rifiuti pro capite con kg 1,566 nel 2001
e addirittura 2,013 kg/abitante nel comune capoluogo, rispetto ad una media
lombarda di kg 1,33 e nazionale di 1,34.
Il "patto Ambientalista" è diventato carta straccia ingoiato dall'inceneritore
con la raccolta differenziata e gli impegni del Comune e dell'Asm. Una delle
tante bugie raccontante ai cittadini ed in Italia per pubblicizzare il modello
Brescia!
Per alimentare la fame dell'inceneritore, è necessaria l'importazione di rifiuti
da fuori provincia per una quota superiore a quelli prodotti nel bresciano: di
fronte a una produzione provinciale di rifiuti accertata, di 641.239 tonn. se ne
smaltiscono più del doppio, tra inceneritore e discariche, ben 1.414.997 tonn,
con ben 773.758 tonn. provenienti da fuori provincia di cui circa 130.000 tonn.
di rifiuti importati diretti all'inceneritore.
Così, se i rifiuti di
Brescia non bastano, si vanno a prendere quelli speciali: infatti nel 2001 ne
sono stati conferiti all'inceneritore circa 120.000 ton da 25 città diverse: da
Torino a Verona, da Trento fino a Palermo...
La "Leonessa d'Italia" è così diventata la "Pattumiera d'Italia"!
Tirando le somme maggiore produzione dei rifiuti - stasi della raccolta differenziata (irraggiungibile per la provincia di Brescia perfino l'obiettivo minimo del decreto Ronchi di una raccolta differenziata ad inizi 2003 pari al 35% e prevista al 35% al '97 dal "patto Ambientalista"!), si ottiene il risultato di un progressivo aumento della quota di rifiuto conferito non differenziato, da 431.497 ton nel 1995 a 470.856 nel 2001 (i dati sono quelli forniti dall'Osservatorio Rifiuti della Provincia di Brescia); in altri termini, è come se la raccolta differenziata a Brescia non si sia fatta, non avendo perseguito alcun effetto pratico rispetto all'obiettivo fondamentale di ridurre la quantità di rifiuti da smaltire.
Il confronto tra le città
di Brescia e Monza rende ancora più eclatante questo paradosso.
Paradossalmente Monza per ottenere lo stesso risultato di Brescia in termini di
riduzione di rifiuti da avviare in discarica o all'incenerimento, potrebbe anche
non fare alcuna raccolta differenziata: a Brescia si è passati da una
produzione di circa 490 kg/ab/anno del 1989 alla produzione del 1999 di 656
kg/ab/anno con un aumento medio del 3.4 % all'anno (per un aumento complessivo
del 34 % in dieci anni).
Questo trend è parallelo alla progressiva collocazione su tutta la Città di contenitori di grandi dimensione per il rifiuto indifferenziato (dalla metà degli anni a. 80 con contenitori da 2400 litri e dalla metà degli anni a.˜90 con quelli da 3200) "che si rendevano necessari per la contestuale adozione dei compattatori a presa laterale (Cmpl)".
Questo dimostra che il sistema di raccolta meccanizzato con contenitori di grandi dimensioni è un sistema alternativo alle politiche del ciclo dei rifiuti basate sulla riduzione e raccolta differenziata e che l'inceneritore pure, è alternativo a sistemi corretti di gestione dei rifiuti.
Inoltre, per trattare i rifiuti dell'intera provincia di Brescia il fabbisogno di incenerimento è di circa 220.000 ton/anno; basterebbe cioè una sola delle due linee attuali dell'impianto Asm.
Ovviamente questo richiederebbe il rispetto del Decreto Ronchi del 1997 che impone prioritariamente la riduzione dei rifiuti ed una raccolta differenziata spinta (in Europa si va oltre il 50%) e prevede che ogni comunità si faccia carico dei propri rifiuti.
In realtà anche l'ipotesi originaria di limitare le quantità di conferire all'incenerimento a 266.000 tonn. è stata solo lo specchietto per le allodole: in realtà non interessava la corretta gestione dei materiali a fine ciclo ma piuttosto vedere nei rifiuti un'occasione di guadagno.
Per concludere questa riflessione bisogna accennare anche a due ulteriori effetti perversi: l'inceneritore è alternativo alla raccolta differenziata, ma non alla discarica.
Contrariamente a ciò che
normalmente si crede, l'inceneritore non è alternativo alla discarica, ma lo è
alla riduzione dei rifiuti ed al riciclaggio.
Per contro alimenterà discariche all'infinito: infatti l'impianto, grazie anche
al suo sovradimensionamento ed alla necessità di importare rifiuti da fuori
provincia, produce una gran massa di rifiuti speciali (circa 100.000 tonnellate
anno di ceneri e scorie con le attuali due linee), in generale tutt'altro che
inerti, perchè contengono considerevoli concentrazioni di metalli pesanti,
mentre oltre 20.000 ton/anno sono rifiuti pericolosi. Nel ciclo di vita
dell'impianto non meno di 2 milioni e mezzo di tonn. di rifiuti speciali e 500
mila tonn. di rifiuti pericolosi che vanno aumentati del 50% con la terza linea
di prossima messa in esercizio.
L'impatto sanitario: L'INCENERITORE "PULISCE" L'ARIA
DI BRESCIA !
Questa è l'assurda affermazione che abbiamo ripetutamente sentito fare:
propagandata dall'Asm, ripetuta senza pudore da alcuni esponenti di spicco del
Comune.
E' stata smentita dalla pessima qualità dell'aria che si registra costantemente nella nostra città e che ha raggiunto nell'inverno scorso dei picchi così negativi da meritare i titoli dei quotidiani nazionali: "E' Brescia la città più inquinata d'Italia".
Ebbene nel 2001 su 275 giorni di rilevamento si sono registrati ben 157 giorni di supero dei livelli di attenzione e 66 di quelli di allarme (nei primi 76 giorni del 2004 vi sono stati 41 giorni di supero delle soglie di attenzione!) .
Ma perchè tirare in ballo l'inceneritore se di solito questi inquinanti sono prevalentemente associati al traffico veicolare, in particolare dei motori diesel? Innanzitutto perchè i rifiuti sono un pessimo combustibile: a questo proposito la perizia di collaudo dell'impianto, eseguita nel novembre '99 dalla Provincia, dice esplicitamente:
"Il rifiuto è tutt'altro che
un combustibile ideale; le impurezze che lo accompagnano generano dei prodotti
di combustione che possono inquinare l'ambiente".
Studi scientifici del particolato emesso da inceneritori con sistemi di
trattamento delle emissioni come quello bresciano dimostrano che vi sarebbero
alte concentrazioni di polveri sottili e ultrasottili: per l'impianto di Brescia
si tratta di oltre 1 ton (1.000 miliardi di microgrammi) di polveri (ultrafini?)
all'anno.
A queste vanno aggiunte anche il particolato secondario, che si forma cioè nell'aria in seguito a reazioni delle sostanze emesse con i composti presenti nell'aria stessa e 300 kg di PM10 di emissioni per ciascuna linea per non meno di 60.000 autocarri che movimentano i materiali!
Non solo, ma le emissioni
dell'inceneritore sono particolarmente rilevanti anche se confrontate con i 58
maggiori camini industriali di Brescia.
Ed ora veniamo alle emissioni dei microinquinanti PCB e diossine, sulla cui
elevata tossicità non ci si sofferma se non per dire che l'UE ribadisce che
già ora buona parte della popolazione europea assume dosi di questi composti
per effetto dell'inquinamento di fondo superiori alla dose stimata a rischio
(seppure dovessimo dare per acquisito questo concetto) e che quindi bisogna
ridurne l'inquinamento e le fonti di emissione.
La questione, di per sé
controversa, a Brescia lo è in misura ancor più evidente a causa del gravissimo
inquinamento storico che interessa la Città ed assume una valenza dirompente.
Brescia è balzata agli onori della cronaca nazionale per il "Caso Caffaro": E’
emerso un forte e diffuso inquinamento da PCB e diossine paragonabile alla
vicenda di Seveso.
Ebbene a questo inquinamento preesistente si aggiunge ora una ulteriore nuova
sorgente aggiuntiva a quelle esistenti: l'inceneritore. In questo quadro le
emissioni di diossine dell'inceneritore Asm di Brescia,
"misurate" due volte all'anno, sarebbero già ad un livello critico (0,0053 e
0,0141 ng/m3 nell'aprile 2002; 0,009 e 0,0113 ng/m3 nel giugno 2002).Ma quante
diossine e PCB escono in un anno veicolate dai 3
miliardi di metri cubi di aria del camino (senza contare poi quelli delle scorie
e polveri leggere)?
E' molto difficile dirlo con
esattezza perchè in questo caso, a differenza di altri inquinanti, come gli NOx,
i controlli non sono in continuo o a periodicità ravvicinata, ma avvengono in
due campagne all'anno ed è del tutto arbitrario, e scientificamente infondato,
considerare una misura effettuata per 8 ore, 2 o 4 volte all'anno, come reale
per gli altri 300 giorni di funzionamento dell'impianto: sia perchè nei giorni
di rilevamento del "Negri" l'impianto è condotto al massimo dell'efficienza per
il contenimento delle emissioni, sia perchè questa efficienza dipende dal
rispetto delle "procedure di manutenzione ordinaria e straordinaria", mentre in
certi casi si possono verificare "situazioni di anomalie". In proposito alcuni
studi hanno messo fortemente in dubbio la rappresentatività di misure di breve
periodo mentre misurazioni in continuo hanno rilevato emissioni di diossine di
30-50 volte più elevate.
Ma conviene ricavare energia dai rifiuti?
Non si vuole qui affrontare dettagliatamente l'argomento; diamo per acquisito che il bilancio di materia/energia è assolutamente favorevole al recupero di materia (riuso, raccolta differenziato, riciclaggio), rispetto al recupero energetico, come del resto riafferma con chiarezza anche il decreto Ronchi. Anche dal punto di vista strettamente energetico tuttavia il contributo dell'energia termica prodotta dall'inceneritore ai quantitativi di acqua calda effettivamente consumati dall'utenza bresciana è irrilevante. Ciò dipende dalla semplice ragione che il calore è spendibile solo nella rete del teleriscaldamento di Brescia, la cui estensione è complessa, lenta e comunque oggettivamente limitata.
Del resto questa irrilevanza
relativa dell'inceneritore rispetto al fabbisogno del teleriscaldamento è
dimostrata anche dal fatto che il sistema di cogenerazione con le centrali
convenzionali garantiva già da solo una produzione di calore superiore a quello
effettivamente erogato.
E' lo stesso Presidente di Asm a riconoscere i limiti intrinseci del sistema del
teleriscaldamento, rispetto al quale, - ha spiegato - "Non è previsto un grande
sviluppo".
La verità sta nel fatto che attraverso i famosi incentivi economici (Cip6) per
il quali il Kwh è pagato 279 lire contro le 87 lire del prezzo di mercato (in
totale circa 400 miliardi di lire di ricavi da sovrapprezzo): in sostanza
l'impianto è stato praticamente abbondantemente pagato dallo stato (dai
cittadini) e solo così ha un qualche interesse economico la produzione di
energia elettrica, ma non di calore.
L'Unione europea dà ragione agli ambientalisti e mette in mora il governo italiano sull'ambiente per l'inceneritore AsmL'Italia sempre più lontana dall'Europa per le politiche ambientali.
Il 7.01.04 la Commissione
Europea ha comunicato alle associazioni ambientaliste bresciane Cittadini per il
Riciclaggio e Comitato ambiente Città di Brescia, di aver messo in mora
l'Italia in merito al caso sollevato, dalle stesse associazioni,
dell'inceneritore Asm di Brescia. La rilevanza della lettera di messa in mora
del Governo italiano per la terza linea dell'inceneritore Asm di Brescia è
straordinaria sia perchè denuncia l'inadempimento di ben 4 direttive europee
sull'ambiente, sia perchè riguarda il più grande inceneritore d'Europa, proposto
in giro per l'Italia come un modello da imitare. In particolare la terza linea
destinata a bruciare 250.000 ton di rifiuti speciali in aggiunta alle due linee
già in funzione per rifiuti urbani e speciali per un totale di 750.000 ton
anno, oltre 2.000 ton giorno (tenendo presente che neppure le precedenti due
linee sono state sottoposte a valutazione di impatto ambientale, sfruttando le
more del recepimento della Direttiva europea). Queste sono le diverse normative
comunitarie di cui l'Ue lamenterebbe l'inadempimento: articoli 9 e 11 della
direttiva75/442/CEE del Consiglio del 15 luglio 1975 sui rifiuti modificata
dalla direttiva 91/156/CEE del Consiglio del 18 marzo 1991 (art. 9: che riguarda
l'obbligo, anche nel caso dell'inceneritore di Brescia dell'autorizzazione da
parte dell'Autorità competente); articoli 2 e 4 della direttiva 85/337/CEE del
Consiglio del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell'impatto ambientale
di determinati progetti pubblici e privati, come modificata dalla direttiva
97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997 (art. 2: obbligo anche nel caso
dell'inceneritore di Brescia di una valutazione di impatto ambientale); articolo
12 della direttiva 2000/76/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 4
dicembre 2000, sull'incenerimento dei rifiuti (art. 12: Accesso alle
informazioni e partecipazione del pubblico. 1. ... le domande di nuove
autorizzazioni per impianti di incenerimento e di coincenerimento sono
accessibili in uno o più luoghi aperti al pubblico, quali le sedi di istituzioni
locali, per un periodo adeguato di tempo affinché possa esprimere le proprie
osservazioni prima della decisione dell'autorità competente.
La decisione, comprendente almeno una copia dell'autorizzazione e di qualsiasi
suo successivo aggiornamento, è parimenti accessibile al pubblico); articolo 15,
comma 1, della direttiva 96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla
prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (art. 15, comma 1:
Accesso all'informazione e partecipazione del pubblico alla procedura di
autorizzazione. 1. ... (adozione di) .. misure necessarie per garantire che le
domande di autorizzazione di nuovi impianti e di modifiche sostanziali siano
rese accessibili per un adeguato periodo di tempo al pubblico affinché possa
esprimere le proprie osservazioni, prima della decisione dell'autorità
competente.
La decisione, comprendente
almeno una copia dell'autorizzazione e di qualsiasi suo successivo
aggiornamento, deve del pari essere messa a disposizione del pubblico).Si
tratta, con estrema evidenza, di rilievi su questioni fondamentali, come il
procedimento autorizzativo, la valutazione di impatto ambientale e l'accesso
alle informazioni da parte del pubblico.
Come è noto, lo Stato italiano ha due mesi di tempo per presentare le proprie
osservazioni. Se l'Italia dovesse continuare a non ottemperare ai propri
obblighi e se la Commissione non dovesse modificare il proprio punto di vista a
seguito delle osservazioni trasmesse dallo Stato membro in risposta alla lettera
di messa in mora, la Commissione emetterà un parere motivato al quale lo Stato
membro dovrà conformarsi entro un determinato termine. Se l'Italia non dovesse
conformarsi al parere motivato, la Commissione potrà adire la Corte di
giustizia.
Genova, 6 marzo 2004