Nell’incontro tra il Coordinamento delle Associazioni
Casertane e i Parlamentari:
non più Seconda Università di Napoli ma Università di Caserta. Un incontro
costruttivo quello che si è tenuto presso l’Unione degli Industriali promosso
dal Coordinamento delle Associazioni Casertane. Sul tappeto il problema
dell’autonomia dell’Università di Caserta, che dopo quindici anni ancora è
Seconda Università di Napoli. Per il Consiglio direttivo del Co.As.Ca. presenti
Anna Giordano presidente, Corrado Caiola vicepresidente, Aldo Assirelli,
Vincenzo Battarra, Carlo Iacone e Marcello Natale. Presenti, altresì, Mario
Giardinetto e Mario Cozzolino, per l’associazione coordinata Pro Tribunale a
Caserta, che nella loro qualità specifica hanno tecnicamente approfondito e
ricostruito l’iter legislativo dell’Università. Per i Parlamentari é intervenuta
l’on. Rosa Suppa, mentre gli on. Ventre, Cosentino, Giuliano e Novi, che hanno
comunicato la loro piena adesione, sono stati rappresentati da Angela Iannaccone
e l’on. Porfidia da Luigi Cobianchi. Noi chiediamo, e non solo a nome del
Coordinamento ma di tutta la città del quale il Co.As.Ca. con le sue numerose
associazioni rappresenta una larga parte, che l
COASCA
AMBIENTI
Blog di Resistenza Ambientale
DEMOCRAZIA CONFUSIONALE
Pubblicato da ambienti su 27 Giugno 2007
Per le discariche, e in particolare per lo Uttaro di Caserta, continua e si
aggrava lo stato confusionale dei politici responsabili delle amministrazioni
locali. Spesso è difficile capire se ci sono o ci fanno. Ieri è stata a Caserta
Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio Regionale, per promuovere le
attività della Regione. È subito venuto fuori il tema dei rifiuti e qualcuno
deve avere accennato al problema lo Uttaro. Anche in assenza dei cittadini dei
comitati No Uttaro, che al confronto pubblico non erano stati invitati. La
Lonardo ha colto l’occasione per sentenziare lo scrive Claudio Coluzzi sul
Mattino Caserta «Anche io a Benevento ho una discarica sotto casa, sono stata in
piazza per protestare, ci hanno allontanato le forze dell’ordine. Poi è arrivato
Bertolaso e abbiamo capito che non ci sono alternative al momento. Abbiamo
accettato la discarica. E anche voi dovete accettarla». A parte la mistica
raffigurazione di Bertolaso come Uomo della Provvidenza, le poche frasi tendono
a convalidare una marea di equivoci e di bugie. Proviamo a indicarne tre.
Uno - Dove è esattamente la discarica che ha sotto casa la
signora Lonardo? Non risulta che in tutta la Campania, tranne che a lo Uttaro,
ci siano stati interventi di polizia per discariche e altri grandi depositi
ufficiali di monnezza
"tal quale"
collocati a 500 metri e meno da quartieri abitati. Per il semplice motivo che
solo qui a Caserta l’asse di incoscienza tra gli amministratori locali e
Bertolaso ha potuto permettere una simile mostruosità. A lo Uttaro in passato
erano state commesse alcune gravi irregolarità, a cui secondo legge si sarebbe
dovuto solo rimediare. La scelta degli amministratori locali e di Bertolaso ha
preteso di rendere ufficiali, permanenti ed enormemente più gravi le suddette
irregolarità e i connessi danni per la popolazione. Anzi anche peggio: sta
favorendo il completo occultamento delle responsabilità per ciò che era avvenuto
prima, compreso il probabile sversamento di rifiuti illegali di natura e di
origine sconosciute. Bertolaso si lamenta per le interferenze della
magistratura, in realtà per lo Uttaro è lui che ha pesantemente interferito con
il corso della legge.
Due - A tutti è chiaro che il rimedio momentaneo per far fronte alla cosiddetta
emergenza, dovuta a oltre 13 anni di malgoverno e di malaffari per i rifiuti
regionali, non può essere che nelle discariche. Ma perché scegliere per questo
momentaneo rimedio proprio l’area dannata de lo
Uttaro, quando sarebbe stato possibile (esiste una documentazione scientifica)
optare per altri luoghi, non a ridosso di zone abitate e invece a distanze tali
da non provocare gravi effetti immediati e a medio-lungo termine sulla
popolazione? Per giunta, a sette mesi da quando è stato firmato il Protocollo
d’intesa tra il Commissariato e gli amministratori casertani, non s’intravede un
piano che segni una via d’uscita, locale o regionale, dal momentaneo rimedio
della discarica.
Tre - L’epoca dei sudditi è finita da un pezzo in Occidente. Ora esistono i
cittadini che sono tenuti al rispetto delle leggi. A loro si può dire dovete
solo in riferimento alle leggi, non ai capricci o all’incoscienza dei sovrani.
Visto che per l’emergenza rifiuti chi non rispetta le leggi è chi governa e
dispone, i cittadini non devono accettare proprio un bel niente. Anzi hanno ogni
diritto di protestare e di ribellarsi. Di pretendere che chi non sa gestire e
governare in maniera comprensibile e legale gli affari pubblici se ne torni a
casa sua. Nelle sue chiacchiere a Caserta la signora Lonardo si è anche vantata
dei propri esercizi di democrazia diretta, della possibilità che avrebbe
concesso ai cittadini di porre domande agli assessori di volta in volta delegati
e di ottenere concrete risposte ed eventuali azioni efficaci. Per la questione
dei rifiuti, e per diverse altre, di democrazia diretta non abbiamo visto tracce
qui a Caserta. E in molti vorremmo anzi capire meglio verso dove è in realtà
diretta questa democrazia.
Questa voce è stata inserita Mercoledì, 27 Giugno 2007 a 5:51 pm ed è archiviato
sotto Report.
Il trucco dell'inceneritore di Acerra
Uno dei principali argomenti ripetutamente proposti dai fautori degli
inceneritori, e ribaditi in questi giorni dal Governatore Bassolino, è
costituito dall’assunto che il ciclo integrato, pur se virtuoso, non può
prescindere a valle da un impianto terminale di incenerimento, dal momento che
sarebbe di fatto impossibile riciclare tutto. In questi giorni abbiamo sentito
ribadire dal Governatore la necessità non solo di fare partire l’ormai
famosissimo inceneritore di Acerra, ma anche di avviare i lavori per il gemello
di S. Maria La Fossa e infine, sotto la petulante spinta del sindaco di Salerno,
aprirne anche un terzo a Salerno. Tali tecnologie sono obsolete ormai in
tutta l’Europa, che si è data indirizzi di legge precisi volti a rispettare il
protocollo di Kyoto e quindi ad eliminare qualunque tipo di impianto più o meno
inquinante come gli inceneritori, che in ogni caso aumentano anziché
diminuire la produzione di CO2, oltre che cancerogene diossine e pericolosissime
nanoparticelle. Enzo Giustino, nel riportare sul Corriere del Mezzogiorno di
oggi 16 giugno 2007 la portata media annua degli inceneritori/termovalorizzatori
necessari (200.000 tonnellate/anno) si chiede invece : di quanti ne avremmo
bisogno in Campania? Proviamo allora a dargli una risposta matematica sulla base
della conosciuta produzione di rifiuti giornaliera in Campania, che è di 6500
tonnellate al giorno. Togliendo il minimo del 40% di raccolta differenziata ed
il 30% di umido destinato al compostaggio ne consegue che, in una regione
Campania con un minimo di corretto ciclo integrato di rifiuti, ne dovrebbero
essere smaltiti ( con inceneritori o Trattamento meccanico biologico BMT) circa
1500 tonnellate al giorno per una valore di circa 500.000 tonnellate all’anno.
La risposta matematica quindi all’interrogativo di Enzo Giustino è che
correttamente in Campania dovrebbe funzionare da solo e al massimo a due terzi
della sua capacità solo l’inceneritore di Acerra! L’inceneritore di Acerra è
infatti costruito per smaltire oltre 2000 tonnellate al giorno per circa 750.000
tonnellate all’anno! Perchè in Campania invece gli inceneritori ancora da
costruire, anziché da smantellare, sembrano l
’unica
ed indispensabile soluzione finale, di triste reminiscenza nazista anche come
proposta verbale? Dove è il trucco? In un autentico gioco da zecchinetta, degno
degli operatori assunti dai politici per la raccolta differenziata porta a porta
ma che non debbono lavorare, come testimoniato dal Commissario Catenacci. A
zecchinetta per vincere tutto il denaro del banco occorre entrare in possesso
della carta più alta. A NapoLeonia (dal Profeta Italo Calvino) vince tutto e
sbanca il banco, incassando gli infiniti miliardi pubblici, non chi fa
l’impianto migliore, destinato come in tutta Europa alla soluzione finale dei
soli materiali post-consumo impossibili da riciclare bruciando un contenuto
proporzionato al bisogno dopo avere sottratto il materiale riciclato, ma chi lo
fa più grande, al preciso scopo di bruciare tutto il contenuto indifferenziato,
e quindi tossico, dei nostri sacchetti ! La Campania intera produce circa 6500
tonnellate di rifiuti al giorno che per un anno significa circa 2.250.000
tonnellate. A pensare male, diceva Andreotti, si fa peccato ma molto spesso ci
si azzecca. Se facciamo quindi tre mega-inceneritori della portata di quello in
via di ultimazione ad Acerra (circa 750.000 tonnellate/anno) fanno giusto
2.250.000 tonnellate all’anno.
Il gioco sembrerebbe fatto!
E senza perdite di tempo e di risorse nel recupero e riciclo, evitando di fare
lavorare gli amici assunti per giocare a zecchinetta (quella vera..), lasciando
le discariche senza controllo ai soli rifiuti tossici del Nord, e incassando un
mare di denaro pubblico proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati : cioè
tutti! E un pensiero cattivo senza fondamento? E allora perché in Italia tutti
gli inceneritori già in funzione hanno una portata media di circa 90.000
tonnellate/anno, quindi circa otto volte più piccoli di quello proposto ad
Acerra, con la sola esclusione dell’inceneritore di Brescia che deve poi inviare
migliaia di tonnellate di ceneri tossiche in Germania comunque ?
E perché in Europa la portata media annua di tutti gli inceneritori censiti al
2002 è pari a circa 150.000 tonnellate/anno , cioè circa 5 volte meno di Acerra?
Perché i citatissimi inceneritori di Vienna sommati tutti e tre (compreso quello
ancora in costruzione) non fanno tutti insieme la portata del solo inceneritore
di Acerra? Perché gli inceneritori tedeschi, dove non vogliono più bruciare le
nostre false ecoballe, piene di rifiuti umidi tal quale, non superano le 240.000
tonnellate/anno, cioè in ogni caso non più di un terzo di quello di Acerra? Non
è vero, a mio parere, che ci sia mai stata significativa opposizione popolare
alla apertura dell’inceneritore a griglia di Acerra, progettato quindi per
bruciare non certo materiale CDR (Combustibile per rifiuti), ma tutti i
rifiuti tal quale. L’impianto non funziona ancora per i problemi tecnici che si
sono venuti a creare per la scellerata decisione di volere a tutti i costi uno
degli inceneritori più grandi di Europa in un luogo sbagliato (già colpito a
disastro ambientale da rifiuti tossici ), in un tempo sbagliato (tecnologie del
tutto superate nel mondo), per bruciare i rifiuti sbagliati (false ecoballe di
rifiuti tal quale)! A Modena, nei giorni scorsi, l’Ordine dei Medici ha
presentato un esposto alla Magistratura penale per contestare l’ampliamento
della portata annua del piccolo inceneritore di Coriano (Forlì) da 60.000 a
circa 72.000 tonnellata/anno, avendo dimostrato, con studi epidemiologici
promossi dalla Comunità Europea, che tali impianti risultano provocare uno
statisticamente significativo aumento di varie patologie, e soprattutto di
tumori, nei residenti entro un raggio di circa 5 km dall’impianto. Ad Acerra, se
partisse in quella terra già devastata dal cancro e dalle malformazioni
congenite provocate dai rifiuti tossici della Camorra e delle Industrie del
Nord, il ciclopico impianto da 750.000 tonnellate/anno di incenerimento di
pseudo-ecoballe di tal quale, cosa dovrebbe fare l’Ordine dei Medici di Napoli?
Chiedere la riapertura del Processo di Norimberga? La organizzazione e la
cultura della indispensabile raccolta differenziata a non meno del 40% del
totale, la gestione complessiva dei rifiuti ed in particolare il compostaggio
dell’umido, l’efficace controllo del tipo e della movimentazione dei rifiuti
tossici, non devono più essere oggetto di interventi straordinari per essere
attuati in tempi rapidi e con correttezza: devono diventare ordinario e
quotidiano patrimonio del vivere civile di ogni cittadino campano, ognuno per la
propria competenza! A noi cattolici basta osservare la volta della Cappella
Sistina e il Giudizio Universale di Michelangelo per renderci conto di cosa
significa un equilibrato ed integrato ciclo dei rifiuti (anime post-consumo
corpi), molto diverso da quello progettato e ancora pervicacemente proposto in
Campania oggi. Se ci fate caso, non più del 5%-10% del totale delle anime
dipinte nell’affresco finisce senza possibilità di recupero nell’Inceneritore di
Belzebù. Il background teologico dell’affresco di Michelangelo Buonarroti era
attentamente controllato: in Controriforma nasceva quell’enorme impianto di
compostaggio del Purgatorio. E qualche teologo (non certo Paul Connett) ha
motivo di ritenere che persino Giuda potrebbe essere stato compostato e
riciclato dalla infinita Misericordia di un Dio a chiara opzione Rifiuti
Zero!
Napoli li 16 giugno 2007,
Antonio Martella
Tossicologo Oncologo
ISDE NAPOLI (Medici per l’Ambiente)
Difensore Civico Assise di Palazzo Marigliano