di Franco Morganti

Il Corriere della Sera di giovedì 26 marzo annunciava trionfante in prima pagina: "Alitalia, pace con Milano" e nell’occhiello "Svolta. Il Sindaco Moratti: felice della nuova compagnia" Il Sindaco anzi si avventura in una serie di superlativi. Parla di "grandissima soddisfazione e grandissimo orgoglio" perché Linate non sarà ridotto a navetta Milano-Roma e Malpensa non finirà svuotata. Quindi Milano "è felicissima di questa nuova Alitalia". La cronista, Raffaella Polato, non ha pensato di turbare l’idillio facendo domande indiscrete, tipo "Ma che ne è del monopolio sulla Milano-Roma?" , oppure "Che ne è degli slot Alitalia inutilizzati sia a Linate che a Malpensa?" Qualche dubbio affiorava ascoltando Colaninno in TV, quando alla domanda sugli slot rispondeva a un impertinente cronista: "Gli slot sono nostri, perché ce ne dovremmo privare?" La verità affiorava il giorno dopo, quando il Corriere ospitava, nel supplemento "Cronaca di Milano" l’opinione dei manager di EasyJet, Andy Harrison e François Bacchetta, secondo i quali Alitalia ha bande orarie non utilizzate che dovrebbero essere redistribuite. Anche Formigoni si esprime negativamente sull’accordo col Comune, dicendo "non vedo nuovi voli per Malpensa". A poco a poco la verità verrà fuori: il governo, per incoraggiare Colaninno e C., gli ha promesso il monopolio della Linate-Roma e il congelamento degli slot inutilizzati da Alitalia, sia a Linate che a Malpensa. I milanesi capiranno coi loro portafogli che cosa ha voluto dire salvare Alitalia dalla fine che meritava.

"L'etica del capitalista in quanto tale è accettare la possibilità di perdere tutti i suoi averi, fino al fallimento: possibilmente escluso. Se non accetta questa etica, questa non accettazione  è la sua specifica vergogna ( quali che siano, poi, tutte le altre). [..] Il nuovo capitalismo, che spesso si vanta della sua superiorità etico-morale rispetto al paleocapitalismo rozzo, arcaico, insensibile e sfruttatore, dovrebbe anzitutto affrontare, come faceva il paleocapitalista, il pericolo di fallire. Se non adempie a questa funzione preliminare, non è degno neppure di cominciare a istituire un paragone".