Newsletter Quindicinale – Anno IX  – n. 139
  21 Novembre 2009

di Salvatore Carrubba

Non sorprenda un processo intentato dai liberali al capitalismo. Non a caso, qualche anno fa due economisti liberali titolavano "Salvare il capitalismo dai capitalisti" un loro libro fortunato: ribadendo così i rischi derivanti dal confondere il capitalismo con una condizione brada, priva di regole e controlli che fatalmente fa prevalere il più forte (o il più furbo). Non è questo il capitalismo dei liberali. Essi sanno quanto sia artificiale, delicato e difficile il sistema dell’economia di mercato, che tale non sarebbe senza un’intelaiatura di regole, di valori, di istituzioni e di controllori. Insistendo su questo equivoco, la polemica contro il capitalismo sbaglia bersaglio; inseguendo illusori miraggi di alternative e terze vie al capitalismo democratico, finisce col lasciare spazio solo ai predoni. Processare questa caricatura dell’economia di mercato e ristabilire il giusto valore delle parole significa contribuire a ristabilire il profilo ideale ed etico del liberalismo.

Per la filosofia politica il 1970 ha costituito un punto di svolta. La pubblicazione di Una teoria della giustizia di John Rawls ha segnato la rinascita di una disciplina, il suo passaggio dallo studio dei classici a una fase di elaborazione concettuale adeguata al mondo contemporaneo, alle esigenze di una società complessa come la nostra. Sulla scia di questa opera è nato tutto un genere letterario, si è aperto un dibattito culturale, filosofico e politico appassionato e fecondo.
Dopo più di 20 anni Rawls torna in campo con questo Liberalismo politico. Esso non costituisce solo la risposta alle innumerevoli osservazioni e critiche suscitate dal suo lavoro ma rappresenta un originale...
[http://www.societalibera.org/it/recensioni/recensioni.htm]

"Prima ed al fondo di ogni ricchezza materiale esiste un fattore morale […] La regola con la quale si formano i dollari è questa: mettete un presuntuoso, un incapace, un chiacchierone un genialoide vicino ad una miniera d’oro e l’oro resterà sottoterra ed il presuntuoso , ecc., ecc. morirà di fame accusando l’avarizia altrui della propria mala fortuna.
Mettete un osservatore, un laborioso, un volontario deciso a non lasciar fuggire invano le occasioni su una roccia, e su quella roccia sorgerà una città, le galee di tutto il mondo vi recheranno uomini laboriosi, materie prime e capitali, e da quella roccia e dalle contrade vicine verranno fuori frumento, cotone, ferro e ogni immaginabile grazia di Dio".

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 La newsletter è stata redatta da: Fabrizio Garavaglia (Milano), Massimo Olivotti (Milano), Luca Ostellino (Roma), Giancarlo Pagano (Napoli), Piero Garbolino (Torino)