“DAL VILLAGGIO GLOBALE AL VILLAGGIO DELL’ARTIGIANATO”

alla ricerca dei mestieri che non ci sono più. Quali le colpe?

 

Carissimo Direttore, Napoli brucia e non solo dall’anticipo dell’estate, brucia per i gravi problemi sociali, etici, delinquenziali e di malcostume che imperano impuniti nella nostra Città. Complice il silenzio dei pseudi intellettuali, che invece di unire la cultura la ghettizzano con dichiarazioni farse per solo interessi personali. Il silenzio della ragione, che poi porta degrado e concede spazi all’incapace classe dirigenziale che con una strana ed inconsueta vena creativa, tenta di coniare nuovi slogan come: “IL VILLAGGIO DELL’ARTIGIANATO”. Dal villaggio globale a quello artigianale, una manifestazione – passerella per convincerci dell’efficacia e dell’impegno politico a “promuovere” una cultura dei mestieri. Napoli ha sempre sopravissuto per il passato attraverso l’immane fatica degli artisti-artigiani costretti ed abituati a vivere quotidianamente soli e sulla propria pelle in solitudine. Basti pensare che il sottoscritto deve ancora versare cinque anni di contributi (circa ancora 30 milioni di vecchie lire) e riceverà a 65 anni una pensione di 310,00 Euro (poco più di £ 620.000 mensili). Questa, è una tra le tante tangibili prove di un’ingiusta e vergognosa realtà. Si è consumata nei decenni passati attraversando il momento storico di una scellerata scelta politica di creare l’industria a discapito dell’economia artigianale, non avendo la fantasia che entrambe dovessero e potessero coesistere. Fu l’inizio del declino che portò alla sistematica e prevedibile distruzione dell’artigianato tra il complice silenzio dei sindacati. Un tempo si pagava il maestro artigiano per fare formazione, invece mai come oggi si sperpera il denaro pubblico senza alcun risultato di occupazione e sviluppo, affidandolo, “non si capisce bene il perché” a soggetti estranei ed a nuove strutture che nulla hanno a che fare con la vera e diretta formazione in bottega. I risultati, sotto gli occhi di tutti, è stato di far definitivamente collassare l’economia artigiana e di distruggere nel tempo la continuità dei mestieri. Gli Artigiani hanno dato e ancora portano un sano contributo economico all’Italia e spesso sono stati privati delle più misere risorse, basti vedere le difficoltà che incontrano per l’accesso al credito bancario, soprattutto nelle città  meridionali. Sono i figli di nessuno e vivono tra i nuovi poveri, sono privati della dignità ed abbandonati al loro triste destino. E’ di questi mesi, l’attualità della notizia dell’imminente chiusura della storica fonderia d’arte Delmar - Gemito, per cui venti famiglie perderanno il reddito prodotto dall’onesto lavoro, decretando così anche la definitiva morte della continuità della fonderia artistica e con essa la totale perdita delle varie conoscenze, oltre al patrimonio che ha dato lustri e prodotto autentica economia per quasi 150 anni a Napoli. Come si può osare parlare del “Villaggio artigianato” se questi sono purtroppo i veri dati oggettivi? Noi dell’Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico conosciamo profondamente la Dottrina Sociale della Chiesa e non abbiamo dimenticato gli insegnamenti di Don Luigi Sturzo con l’appello ai Liberi e Forti, volentieri non parteciperemo al comune sonno della ragione, continueremo invece ad indignarci e  rendere possibile l’impossibile, consci del dovere di essere fieri di servire attraverso Cristo il Popolo nella verità e nella giustizia.     

 

Gennaro Angelo Sguro

Presidente dell’A.I.A.C.