L’etica, ben tornata

 

L’etica. E’ una norma o una disciplina di vita o un’utopia. Per i nostri Padri era una parte cospicua della filosofia e la base di tutto lo scibile. Provate a smontare un trattato di Platone o di Aristotele e vedrete che la morale è il filo conduttore di tutte le dissertazioni. Non che Platone e Aristotele fossero irreprensibili, perché uomini a tutto tondo, ma ci credevano. Provate a smontare Dante Alighieri e a depurare l’impalcatura della Commedia di quanto guarda alla morale e la Divina si scioglierà come neve al sole. La chiamavano etica e la scrivevano con la maiuscola. Aristotele le ha dedicato un intero trattato, non meno ponderoso della Fisica. La Repubblica di Platone è tutta incentrata sull’etica del vivere civile e politico. Secolo XXI. Dov’è l’etica? Sparita dai libri, dalle dissertazioni, dai messaggi e dai messaggini. Sparita dall’intelletto, perché l’intelletto è diverso dalla ragione: è ragione e cuore, strumento di vita, capacità di confronto e di rispetto dell’altro. Nel nome dell’etica quante cose hai fatto, uomo! Etica è oggi dare la libertà di sciogliere un matrimonio e divorziare; etica è paternità e maternità responsabile, che poi può spesso significare interruzione della gravidanza; etica è togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche e dagli uffici pubblici e privati; etica è argomentare sulle origini cristiane dell’Europa, come se si trattasse del sesso degli Angeli, perché tutti sanno che è così, ma nessuno osa pronunziarsi a voce alta; etica è legittimare la corruzione di palazzo; etica è la TV che stordisce la gente; etica è mors tua vita mea. E si potrebbe andare avanti. Eppure, in tanto marasma, qualche voce si leva. Quando Gennaro Sguro per la prima volta parlò del suo obiettivo, quello di fare di Caserta Città Etica Mondiale, non furono pochi a sorridere. Utopia! Vi fu un tale che disse: “Ma Caserta ha già vissuto un’utopia ed è fallita”. E quale? Chiese qualcuno. Il non credente in Gennaro Sguro rispose: “Quella di Ferdinandopoli”. E ancora una volta ricordò come il disegno della città industriale illuministica fosse stato infranto da un manipolo guidato da colui che è passato alla storia come l’Eroe dei Due Mondi. Anche quella fu un’operazione di alta etica. Smantellare un Regno senza averne la legittimità. Ma da quale dei Due Mondi era stato eticamente legittimato? E si inventarono i briganti. Ma questo è un altro discorso. Ferdinandopoli non è fallita. Le strutture ci sono e non c’è gente più attenta alla sua storia e più dignitosa di quanto lo siano i leuciani, alias casertani. Ergo, benvenuta Caserta Città Etica. Gennaro Sguro ha più volte ragionato sulla scelta di Caserta. Deve averla trovata la città più idonea per un impianto del genere. E Caserta ha risposto positivamente. Un capoluogo di provincia né grande né piccolo, una città che in questi ultimi anni ha avuto la capacità della rimonta rispetto alla classifica di fanalino di coda affibbiatale da Il Sole ventiquattrore. Una città che ha le radici salde. Affondano nella civiltà osco-sannita, testimoniata dalle tombe ritrovate sotto la Reggia e fortunatamente, almeno due, risparmiate dal grande Luigi Vanvitelli, che poi non si faceva problema di etica quando doveva spazzare le preesistenze pur di andare avanti, vedi Palazzo Acquaviva. Proseguono nel Medioevo con i Longobardi, gli Svevi di Violante, la bella figlia di Federico II maritata con il Signore del luogo, continuano con la storia di Casa Hirta, i De La Rath,  gli Acquaviva che si insediano a Torre, il borgo più importante primo nucleo di Caserta al piano, avanza con la dinastia borbonica, confluisce nel Regno d’Italia, viene decapitata dal fascismo, si riappropria del suo ruolo di capoluogo nel dopoguerra, vive oggi la sua primavera repubblicana. Se non vi fosse un continuum etico in tutto questo, Caserta sarebbe ben altra cosa. Certo, si tratta di una scommessa. E Gennaro Sguro la fa nel nome e per conto della scienza. E’ la scienza oggi l’ago della bilancia. La vera trionfatrice del secondo millennio. La scienza conferisce all’uomo il potere di vita e di morte. Gli ha perfino allungato la vita, con una corsia preferenziale per le donne, alle quali ha allungato la vita ancora di più dell’uomo. La scienza ha debellato mali finora ritenuti incurabili, ha fatto del mondo il villaggio globale. Ma è anche la scienza quella che mette nelle mani dell’uomo la nuova clava di Caino, calpestando il principio vitale dell’etica, o quella che manipola la vita con i bizantinismi della clonazione, delle sostanze geneticamente modificate, delle armi chimiche, della distruzione del patrimonio ambientale e naturale. Tutto questo quando la ricerca scientifica prende la rotta del profitto e del potere a tutti i costi. Ecco il motivo per il quale bene ha fatto Gennaro Sguro ha incentrare il suo impegno sulla ricerca etica. A sostenere il suo obiettivo, che è ricco di entusiasmo e di fede, ci voleva, tuttavia, la fondatezza dello scienziato. La ricerca etica può. Così direbbe uno slogan. A dirlo e a sostenerlo vi sono scienziati di tutto il mondo, che forse non hanno voce sufficiente, sommersi come sono da quelli che sottomettono la ricerca al profitto sulla pelle dell’uomo. C’è uno scienziato che onora il Gotha della scienza e che si chiama Giulio Tarro. Basta il suo nome per tutti. Con Giulio Tarro la ricerca etica è vincente. Ce lo ha spiegato nel suo intervento a Caserta, al teatro della Reggia, in occasione della cerimonia della premiazione. Non a caso il Premio Ricerca Etica “Don Luigi Sturzo” Città di Caserta è stato da lui consegnato nelle mani del prof. Vitali Vassiliev, lo scienziato russo che ha sconfitto malattie inguaribili. Un Premio non basta. L’etica non è un’occasione, ma è uno stile di vita e di lavoro. Basta crederci e iniziare a lavorare in questo senso. La forza è nei giovani, ma anche negli adulti, i maestri della scienza come Giulio Tarro e i maestri della fede come Gennaro Sguro.

 

Anna Giordano