Napoli etica?

Mentre si chiude l’Anno Internazionale della Famiglia arrivano a Napoli drappelli di poliziotti a presidiarla per farne una città bunker. La famiglia sfasciata, la città bunkerizzata. Questo l’amaro bilancio dell’Anno del Signore 2004. Quanti ancora ne verranno di questi anni bui? E non solo la famiglia sfasciata, ma così anche la scuola attraversata da una riforma che solo per le dimostrazioni degli operatori scolastici e degli studenti meriterebbe di essere almeno revisionata. Anche in questo caso una riforma bunker. Terzo comandamento: l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Il lavoro a Napoli e dintorni – e quando si dice dintorni si pensi almeno al territorio del fu ex regno di Napoli – è diventato un’utopia e un alibi. C’è chi non lavora perche il lavoro non c’è e c’è chi non lavora perché dice che il salario è basso. Meglio morirsi di fame o andare a rubare. “Non rubare la roba d’altri”. Altro che “ama il prossimo tuo come te stesso”. Eppure il cuore di Napoli non è questo. Il cuore buono dei vicoli di una volta, quando si mangiava “pane e curtiello” o ‘u pesce fuiuto”. I braccianti mangiavano pane asciutto e talvolta raffermo che tagliavano con il coltello, i pescatori si facevano la zuppa di pesce con i soli aromi, perché il pesce era fuiuto, venduto al mercato ittico per un pugno di monetine. Non poliziotti per le strade, ma sciuscià, femminielli, signori e signorine, concertini e allummate. Viva la semplicità! Non erano tempi felici, ma neppure così bui da dover essere presidiati con la forza. La colpa? Di chi è la colpa? La litania sarebbe lunga, dal consumismo all’alcolismo, dalla droga alla malavita. Non è colpa del guappo. Quello era un uomo d’onore. E’ quella del becero camorrista che ti spara in faccia e ti liquefa il corpo di un adolescente nel cemento. Napoli ombelico del mondo. Vedi Napoli e poi muori. Ora ci muori ma non di estasi, bensì di revolverate sparate a bruciapelo. L’analisi sarebbe lunga e di sociologi-politologi Napoli è piena. Occorrono, invece, uomini e donne di buona volontà, che facciano dell’etica quotidiana le dritte della vita propria e altrui. E poichè la speranza non finisce mai e Napoli ne è maestra con il suo cuore sotterraneo, c’è chi di questa eticità fa la sua bandiera, a partire da don Sturzo, il cui insegnamento resta sempre fondamentale e inamovibile. L’agire etico per il bene comune. E’ difficile, ma non crediate che non vi sia chi ci provi. Ci provò Anna Harendt e fu mandata in esilio dai suoi stessi compagni di fede e nazionalità, ma ha avuto la sua vittoria quando, pur dopo la morte, il suo credo è stato riscoperto e riproposto. Ci ha provato Padre Pio e ci ha provato Madre Teresa di Calcutta. Direte: “Troppo grandi e eccezionali per noi”. Ci provano le mamme che stentano la vita per i loro figli, ci provano i bambini dei vicoli costretti a racimolare qualche euro per comprare il pane pur di non lasciarsi assoldare, ci provano le religiose missionarie che sfidano il mondo e vanno lontano inermi e vergini o quelle di clausura che sfidano le lusinghe del mondo e preferiscono le tenebre di un convento. E le tenebre non prevarranno. E’ stato Cristo a dirlo: “Non prevarranno”. L’Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico ne è certa e convinta. Non perché Gennaro Sguro, che ne è il presidente, è un trascinatore di fede, tanto da coinvolgere scienziati, pedagogisti, giornalisti, piccoli e grandi, ma perché è il Verbo che ce lo dice. Scomparso il villaggio dell’età della pietra. Scomparsi i nazionalismi, almeno in Europa con l’invasione della globalizzazione. A proposito d’Europa. Il Natale in Europa. Da Napoli a Parigi, da Palermo a Amsterdam, da Londra a Atene non vi è angolo dove la gente non si prepari al Natale. Presepi e alberi di Natale dovunque. Chiese odorose di incenso per le funzioni natalizie. Non è solo il Natale del consumismo, ma è anche e sempre il Natale del Dio fatto carne. Eppure, i Padri della Costituzione Europea hanno avuto ritegno di menzionare nel testo costituzionale le comuni radici cristiane. Mancanza di senso, ma soprattutto mancanza di ogni principio etico. Negare la propria origine è immorale quanto negare il proprio padre. Cosa sarebbe l’Europa senza la cultura medievale cristiana, senza le superbe cattedrali e senza i suggestivi conventi? E’ immorale farli cadere nel degrado per farne speculazione edilizia e quant’altro. Ma questo è un altro capitolo. La storia è fatta di corsi e ricorsi. Vedi caso, a insegnarcelo è stato un napoletano, Giambattista Vico. Vuoi mettere che dopo tanto materialismo ritorna (se mai vi è stata) l’eticità? L’A.I.A.C. ci prova perché ci crede.

 

Anna Giordano

Segretario Generale

Dipartimento della “Difesa Vita”